Quando si pensa a Napoli, i primi dolci che vengono in mente sono senza dubbio il babà e la sfogliatella. Eppure, la città partenopea custodisce altre gemme della pasticceria storica, meno conosciute ma altrettanto affascinanti. Una di queste è la coviglia, un semifreddo raffinato che da secoli conquista i palati più curiosi.
Napoli ha un legame antichissimo con il gelato e i dessert freddi. Già in epoca classica si preparavano bevande ghiacciate aromatizzate con ingredienti dolci, ma è con il Regno delle Due Sicilie che la tradizione si rafforza: il capoluogo era ricco di “vie delle nevi”, dove si conservavano ghiaccio e neve dalle montagne.
Sorbetti, spumoni e nuove invenzioni entrarono così nelle abitudini della città . Tra queste, nacque anche la coviglia, un dolce elegante e perfetto per l’estate.
Il nome deriva dallo spagnolo cubillo, termine che richiama i piccoli recipienti metallici in cui veniva servito.
La coviglia è un semifreddo a base di panna, a metà strada tra mousse, gelato e pasticcino.
Caratteristiche:
Servita in eleganti bicchierini monoporzione.
Consistenza soffice e ariosa.
Spesso arricchita da un dischetto di pan di Spagna imbevuto.
Disponibile in varianti classiche: caffè, cioccolato, fragola, nocciola.
Le prime tracce della coviglia risalgono al Seicento, con menzioni in ricettari aristocratici.
Nel Sette e Ottocento, grazie al gastronomo Vincenzo Corrado e alla scrittrice Matilde Serao, il semifreddo entra a pieno titolo nell’immaginario culinario partenopeo.
Oggi, anche se meno diffusa rispetto ad altri dolci iconici, si può ancora gustare in caffetterie e gelaterie storiche di Napoli, come esperienza autentica e insolita per i veri intenditori.
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